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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1
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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1

Every day, our brains are bombarded by a barrage of notifications and an onslaught of information and new content to explore and learn Yet we're also subjected to a myriad of variables that distract us.

 

Key data on the use of mobile devices, the internet and social media provide some food for thought: having access to such vast amounts of different tools and information can lead to a strong feeling of cognitive disorientation.

 

There’s a reason for all of this.

What we call the attention curve is the short frame of time when our minds are physiologically able to concentrate on a certain topic and so are primed and ready for successful learning.

Attention sky rockets and peaks in about 7 minutes, and then begins to decrease.

 

Various cognitive psychology theories agree on one thing: if the cognitive load (i.e. the amount of information that our memory has to process within a certain period of time) is too high, it may use up the cognitive resources required to learn and become gridlocked.

 

In light of these studies and theories, this easybook provides some tips to help you learn in the best way possible, stress-free and enthusiastically.

 

With this book you’ll learn:
 

•    The inbuilt mechanisms of your brain that influence learning

•    How to manage cognitive load using two key tools: content segmentation and pacing

•    The 7Minutes solution, the cornerstones when it comes to accessible, micro and mobile online training.

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Storytelling: una storia da raccontare per l'e-learning

2011-05-05 14:17

mosaicoelearning

Digital learning, Trend, Storytelling, steve Jobs, interattività, tom kuhlmann, robin good,

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Che cos’è lo storytelling? In che modo ha a che fare con l’e-learning? Come uso quest’arte per i miei corsi?


Molti di voi, come me, hanno certamente impressi nella mente i ricordi dei nonni che tenendoci sulle ginocchia ci raccontavano una


storia

. Per quelli della mia generazione, spesso i racconti riguardavano i tempi della seconda guerra, i tempi in cui bisognava arrangiarsi per non rimanere schiacciati da problemi che l’Italia nemmeno ricordava più di aver sopportato. I tempi in cui nel latte si bagnava il pane, perché non si trovavano i biscotti, o i tempi in cui tutti lavoravano di giorno e andavano a scuola di sera.


Io restavo affascinato da quei momenti. Ne assaporavo la


magia

e ne assorbivo la


passione

.


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Erano anche i tempi in cui non c’era la televisione e la radio era un bene che pochi potevano permettersi. Le famiglie si riunivano insieme in una sola casa per sentire cosa aveva da raccontare quella strana scatola con gli altoparlanti. Erano i tempi in cui le famiglie condividevano, parlavano, tramandavano


racconti e tradizioni

.


Così si trascorrevano le ore.


Con un po’ di forzatura potremmo persino dire che la radio è stato il primo vero aggregatore sociale. Il primo mezzo che portava la gente comune a confrontarsi sugli argomenti, il primo vero “Social Network”. Certo, non aveva la potenza mediatica di Internet, e non c’erano i numeri che offre oggi la rete, ma per certi versi si possono trovare delle similitudini.


La tecnologia, intesa come la televisione, ha pian piano preso il posto di questi momenti, entrando nelle case delle persone ed appropriandosi spesso delle parole dei nonni, dei genitori, degli amici, dei grandi. Una delle conseguenze è che se da un lato abbiamo perso gran parte di quei momenti, dall’altro quelli che ci sono rimasti costituiscono ricordi incastonati come minerali preziosi nelle nostre menti, proprio perché rari.


Forse è anche per questo che quando oggi ci raccontano una storia, ci sembra quasi che sia un regalo.


Spesso mi è capitato di prendere parte a grandi eventi, durante i quali ho potuto parlare di e-learning davanti a 400 o 500 persone. Pur essendo stato sempre soddisfatto dei miei risultati in termini di risposta, attenzione ed interazione del pubblico, ad un certo punto della mia carriera ho cambiato l’impostazione della mia narrazione, adottando una esposizione più leggera, familiare e meno tecnica. Ho scelto di unire alle mie parole delle immagini dal forte impatto emotivo che potessero suscitare delle reazioni nei miei ascoltatori e ho collegato tra loro i vari argomenti creando un


filone narrativo compiuto

.


Ho notato un notevole cambiamento sia durante la fase dell’esposizione in termini di attenzione e complicità, sia in quella successiva di riscontro e commento. Infatti, in merito a quest’ultima osservazione, ho visto mutare il modo in cui le persone guardano all’e-learning. Ho riscontrato meno diffidenza, meno sospetto, più curiosità e più attenzione.


E non credo che sia un caso.


E’ bello sentire, anzi percepire che il pubblico partecipa emotivamente e mentalmente alla narrazione, che aspetta le tue prossime parole, che affronta un viaggio insieme a te. Sai, come quando si dice che qualcuno pende dalle tue labbra. La chiave è che siamo esseri umani, ed in quanto tali, oltre a pensare, proviamo emozioni. Se sai creare emozioni, ottieni attenzione.


Se hai emozione ed attenzione, crei apprendimento

.


Pensaci. Quante sono le cose che ricordi, che immagazzini nei cassetti della tua memoria, rispetto a tutte le cose che ti succedono ogni giorno? Poche, Pochissime. E sai quali sono? Quelle a cui consciamente o inconsciamente associ un’emozione. Qualunque sia la sua natura, diventa parte dei tuoi ricordi.


Allo stesso modo la prossima volta che crei un corso, prova a


raccontare una storia

. Non si tratta solo di buttare giù teoria e pratica, si tratta più di causa ed effetto. Immedesimati nel problema. Impersona il tuo studente e cerca di vivere i suoi problemi, le sue difficoltà. Cosa faresti se fossi in lui? Come ti sentiresti? Cerca di anticipare le sue domande, le situazioni in cui non saprà cosa fare e in cui dovrà coinvolgere delle persone a lui vicine, come i colleghi sul posto di lavoro.


Allo stesso modo cerca di stimolare la sua attenzione e la sua emozione individuando i punti e/o i ruoli in cui riceverà una certa gratificazione compiendo ad esempio una data azione.


Come dice Nancy Duarte,


le storie sono un grande contenitore di informazioni da memorizzare. L'inoltro di contenuti didattici attraverso le metafore e le storie aiuta il pubblico a collegarsi emotivamente con il contenuto che viene comunicato. Gli Instructional designer sono alla ricerca costante di modi per mantenere il proprio pubblico impegnato e motivato, e la narrazione è una strategia efficace.

Prossimamente il nostro blog ospiterà proprio un’intervista a Nancy, la guru mondiale dell’arte dello storytelling, e parleremo in maniera più approfondita


dei punti di contatto tra storytelling ed elearning

.


Anche questo post ci ha raccontato una storia.


Questa sera, quando tornate a casa, provate a prendere i vostri figli e ad accoccolarli sulle vostre ginocchia. Raccontate loro una storia, magari la vostra storia, o la storia dei loro nonni.


Potete starne certi, rimarrà un ricordo incastonato come un minerale prezioso nelle loro menti.



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