

Quante volte hai frequentato o progettato un corso che inizia in questo modo? Innumerevoli, possiamo scommetterci. Potremmo definirlo un format, uno standard. Non il migliore, però. Vediamo perché: Come riferisce l’Instructional Designer Vincenzo Petruzzi, Il tempo è un fattore importante, poiché già dopo 5-10 minuti il nostro picco di concentrazione è stato raggiunto e, da quel momento in poi, saremo sempre meno performanti. Miller, già nel 1956 elabora la “teoria dei chunks” in cui sostiene che la nostra memoria di lavoro ha dei limiti nella sua capacità di immagazzinamento. In particolare può processare simultaneamente da 5 a 9 elementi, chiamati appunto “chunks”.I nostri limiti

Sweller nel 1988 approfondisce questi temi ed elabora la “teoria del carico cognitivo”. Il carico cognitivo è la quantità totale di attività mentale imposta alla memoria di lavoro in un dato istante. Se il carico cognitivo è troppo elevato, il discente potrebbe non avere più risorse cognitive disponibili per l’apprendimento.

Prima parlavamo di distrazioni. La probabilità di essere disturbati mentre seguiamo un corso è altissima, lo è sempre stata (il collega che entra in stanza, il capo che ti chiama, etc). Negli ultimi anni però, la quantità di possibili distrazioni è aumentata esponenzialmente. Prova a pensare al perché! Esatto, lo smartphone. Quante volte, soltanto nell’arco di pochi minuti, ricevi una notifica per la ricezione di una mail, o da Whatsapp, Facebook, Instragram, o persino dal gioco che hai lasciato in sospeso l’ultima volta? Naturalmente, ogni volta che uno di questi fattori ci distrae, la nostra soglia dell’attenzione scende. Il nostro centro di controllo è diviso in due sezioni principali: la neocorteccia ed il sistema limbico. Il primo è responsabile delle azioni e del pensiero razionale, sede delle funzioni di linguaggio e memorizzazione. Il secondo, invece, è sede del pensiero emozionale e comportamentale. Tante volte commettiamo l’errore di parlare solo alla parte razionale del nostro cervello, ma la verità è che non c’è vero apprendimento se non c’è emozione, cioè se non coinvolgiamo anche il nostro sistema limbico (meglio conosciuto come “cuore” :-) ).I fattori di interferenza
La Motivazione

Ad esempio, in ambito sanitario uno dei corsi più importanti è quello relativo all’igiene del personale, con particolare riferimento alla disinfezione delle mani, dato che sono la principale via di trasmissione di germi e quindi malattie. Molti di questi corsi iniziano con la frase: “ ”. Scrivendo così, pensi di innalzare il livello di attenzione? No. Sai perché? Perché non responsabilizzi i tuoi studenti, non dai loro un motivo chiaro, esplicito, semplice e soprattutto importante per seguire il corso. . Ti stai limitando a dare un’informazione, un input che non trasferisce utilità e/o emozione, che non agisce sul tuo induttore comportamentale. Come iniziare allora? Che ne pensi di: “ ”. Oppure “ ” Suona completamente diverso, vero? A questo punto dovrebbe esserti chiaro perché devi partire dal perché ;-) : Gabriele Dovis CEO di Mosaicoelearning
Benvenuti al corso sull’igiene delle mani
In poche parole, non emozioni
Sapevi che lavandoti bene le mani puoi salvare una Vita?
Sapevi che l’infezione del Maggio scorso è stata causata da un cattivo lavaggio delle mani?Perché partire dal perché
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