
Anni fa divenne un best seller della divulgazione educativa il libro di Asha Phillips “I no che aiutano a crescere”. Il testo mi è tornato in mente durante la produzione di un corso per un nuovo cliente, un’azienda che si affacciava per la prima volta alla formazione online. Per comprendere questo articolo è necessario fare una premessa, poiché qualche “mal pensante” potrebbe insinuare che stiamo riduttivamente paragonando il cliente ad un bambino da guidare. Invece, chi si affaccia all’elearning va assimilato a “qualcuno a cui teniamo” e che vogliamo vedere, un domani, felice e soddisfatto dei suoi successi, realizzati anche grazie alla nostra guida, alle nostre indicazioni e al bagaglio di esperienze che gli offriamo in quanto designer e produttori di corsi online.

Vi siete certamente imbattuti in un cliente con le idee poco chiare su ciò che funziona e ciò che non funziona online: chi è affascinato da meccaniche di formazione digitale che però non fanno assolutamente al caso suo, chi vuole un gamificato, quando invece è per noi evidente che sarebbe meglio uno storytelling, chi chiede un’interazione o una batteria di quiz, che però da subito ci appare contro-formativa, contro-coinvolgente, quindi controproducente ai fini di engagement dei collaboratori aziendali a cui il modulo viene proposto. Cosa fare allora? I no di Asha Phillips ci vengono in aiuto: il “no”, non è il negare in maniera unilaterale e autoritaria un’interazione, una meccanica, una strutturazione del corso che ci è stato commissionato, ma è un “no” assertivo, dialogante. È un “no” che illustra i punti deboli dell’assunto del cliente, che lo aiuta a comprendere che “quella” non è la migliore maniera di produrre il suo corso elearning. È un “no” che ricorda al cliente che al centro deve esserci l’utente finale, la qualità del suo apprendimento non tralasciando la qualità del suo engagement aziendale. Perché chi fruisce del corso non deve in alcun modo uscire depotenziato, ma arricchito. Asha Phillips in fondo chiede al genitore non di “accontentare” per ridurre i contrasti, né di negare a priori i desideri del figlio, ma di guidarlo alle scelte e alle decisioni affinché egli sia “felice”. Allo stesso modo, quando un cliente ci chiede il corso “wow”, costruito con meccaniche, interazioni e modelli di verifica visti ed apprezzati in altri contesti, dobbiamo essere noi a dissuaderlo, in modo assertivo e sicuro, se riteniamo che dal punto di vista tecnologico e/o andragogico- formativo un altro tipo di corso funzionerebbe meglio per raggiungere il suo fine. Questo perché, come per un figlio, lavoriamo affinché un domani sia in grado di pensare una formazione sempre più brandizzata e differenziante, interessante per gli utenti, che crei legame con l’azienda.

Una volta “cresciuto”, il cliente saprà governare meglio (speriamo sempre con il nostro aiuto!) i processi formativi interni, sperimentando la digitalizzazione di alcune pratiche d’aula a cui prima “non aveva mai pensato”. Sarà in grado di distinguere l’elearning di qualità dall’elearning standard e di capire meglio il rapporto tra investimento e beneficio della sua offerta globale di formazione online. Il campo dell’elearning è in continuo sviluppo e pertanto è compito degli operatori del settore aumentare la cultura digitale nel nostro paese, anche, ogni tanto, dicendo dei “no”.
Nemo Villeggia
Instructional Designer
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