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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1
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Ecco il modo migliore per realizzare il peggior corso E-learning 1

Every day, our brains are bombarded by a barrage of notifications and an onslaught of information and new content to explore and learn Yet we're also subjected to a myriad of variables that distract us.

 

Key data on the use of mobile devices, the internet and social media provide some food for thought: having access to such vast amounts of different tools and information can lead to a strong feeling of cognitive disorientation.

 

There’s a reason for all of this.

What we call the attention curve is the short frame of time when our minds are physiologically able to concentrate on a certain topic and so are primed and ready for successful learning.

Attention sky rockets and peaks in about 7 minutes, and then begins to decrease.

 

Various cognitive psychology theories agree on one thing: if the cognitive load (i.e. the amount of information that our memory has to process within a certain period of time) is too high, it may use up the cognitive resources required to learn and become gridlocked.

 

In light of these studies and theories, this easybook provides some tips to help you learn in the best way possible, stress-free and enthusiastically.

 

With this book you’ll learn:
 

•    The inbuilt mechanisms of your brain that influence learning

•    How to manage cognitive load using two key tools: content segmentation and pacing

•    The 7Minutes solution, the cornerstones when it comes to accessible, micro and mobile online training.

CONTATTACI

mosaicoelearning.it Intervista Roberto Ferrario

2011-07-21 13:29

mosaicoelearning

Digital learning, Interviste, steve Jobs, interattività, interview, coach, coaching, icf, federazione italiana coach, luca de biase,

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Carissimi amici di mosaicoelearning, benvenuti a questo altro appuntamento con le interviste. Quest’oggi siamo in compagnia di un personaggio davvero speciale: Roberto Ferrario, 45 anni, milanese, un consulente, formatore e coach nell'Area Management e Sviluppo Personale.  Roberto è un Trainer internazionale di Programmazione Neurolinguistica, fondatore della ISIS progettazione sas. E’ anche Executive Coach presso la Federazione Italiana Coach e titolare della IN Coach Academy.


Le sue competenze relative allo "sviluppo del potenziale umano" e le sue specializzazioni in campo formativo riguardano Comunicazione, Negoziazione, Team Building, Leadership, Time management e molto altro ancora. I suoi sono percorsi di sviluppo personale che coinvolgono emozioni, istinti e pensieri.


Roberto ha un curriculum di oltre 2.000h di Coaching svolte in ambito professionale , 1.500 giornate di formazione su tutto l'arco delle competenze comportamentali, 200 giorni di docenza come coach per aspiranti coach e 5.000 professionisti formati negli ultimi 7 anni. Quindi Roberto Ferrario è indiscutibilmente una autorità nel campo del Coaching. Ma come nasce e cosa rappresenta questa disciplina?




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Roberto FerrarioRingrazio Gabriele per questa bella presentazione e soprattutto anche per i dettagli che ha voluto usare che hanno sicuramente dato l’idea del mio campo d’azione. Gabriele giustamente mi chiede che cos’è il coaching. Intanto traduciamo la parola in italiano: “Coaching” vuol dire allenamento. Allenamento significa una persona (coach) che aiuta un’altra persona (coachee, allenato) a migliorare le proprie competenze e quindi a sviluppare il proprio talento.Sicuramente non è un ambito nuovo, nel senso che da secoli, possiamo dire da quasi 2000 anni, esiste questa forma di coaching, infatti un sinonimo è “Mentoring”, e infatti Mentore era appunto il personaggio dell’Odissea di Omero. Diciamo che la cosa simile a quello che era il coaching ante litteram è il fatto che il coaching sviluppa tutta la sua didattica non tanto su un insegnamento dal punto di vista di una persona che insegna ad un’altra cosa fare e cosa dire, ma è più un’azione maieutica, e cioè tira fuori dalla persona, diciamo dall’allenato, tutto quello che è il meglio di questa persona.Come avviene tutto ciò? Avviene tramite le domande. Quindi il coaching si differenzia proprio dalla cosiddetta formazione perché non è un insegnamento nel senso del trasferimento di una competenza, ma aiuta proprio la persona stessa ad auto esplorarsi e vedere quali sono le risorse interne che possono essere utilizzate nei vari campi in cui necessita.Cosa fa il coach quindi? Quale valore aggiunto dà al coachee? Oltre alle domande abbiamo quello che viene chiamato “Feedback”, che tradotto vuol dire riscontro. E’ una restituzione. Cos’è che restituisce il coach al coachee? Noi usiamo una metafora: il coach è un po’ come un cuoco. E’ un cuoco nel senso che il coachee ha una serie di ingredienti a sua disposizione, che sono poi le sue risorse, però non sa esattamente né quali sono, né in quali dosi usarle.Quindi il coach attraverso le domande aiuta il coachee a capire quali sono gli ingredienti che ha e poi prospetta, propone una serie di possibili ricette, che sono poi i modi in cui il coachee può mettere insieme i suoi ingredienti. Naturalmente sarà il coachee a scegliere quale torta o quale piatto fare, a partire chiaramente dagli ingredienti che ha.Il coach quindi restituisce come valore aggiunto una visione d’insieme, una consapevolezza, che poi il coachee saprà utilizzare al meglio per poter raggiungere i propri risultati, i propri desideri. mosaicoelearning.it

E’ davvero estremamente interessante. Mi viene da chiederti come ti sei avvicinato al mondo del coaching, ma non solo: come si diventa coach?


Roberto FerrarioIl modo in cui mi sono avvicinato, lo devo proprio alla mia esperienza pregressa come manager in azienda, dove mi resi conto che la formazione (ambito di cui sono sempre stato molto appassionato: il mio background professionale attiene all’ambito commerciale e marketing e poi naturalmente anche alla formazione), pur essendo un ottimo strumento didattico per migliorare le persone, non bastava. Occorreva appunto un intervento più massiccio, più costante e se vogliamo anche più disciplinato, che consentisse poi ai manager non solo di apprendere strumenti, ma di metterli in pratica costantemente facendoli poi diventare propri.E’ un po’ come andare a guidare, in sostanza: noi non impariamo a guidare dopo il corso di scuola guida ma dopo che guidiamo giorno per giorno. Ecco il coaching è un po’ lo stesso tipo di strumento didattico. Mi piacque molto questo strumento, al punto tale che poi avendo seguito corsi professionali in Italia, ma soprattutto all’estero, in Inghilterra ed in America, dove il coaching è nato, mi sono reso conto di quanta potenzialità c’era da poter mettere a disposizione anche di coloro i quali in azienda non avevano magari mai conosciuto questo strumento.Così lasciai il Mondo aziendale e mi misi in proprio, creai la mia società, proprio per dare la possibilità al Mondo aziendale (ai manager in particolare) di migliorarsi e migliorare, non solo sé stessi ma anche la squadra, quindi i team per cui lavoravano, in maniera anche più rapida nel tempo. Questo perché il coaching ha una grande ROI, come dicono gli aziendalisti, cioè un Return On Investment. Vale a dire che in un breve arco di tempo si può davvero migliorare la competenza e soprattutto consolidarla e far si che questa poi rimanga nel tempo. Naturalmente è un po’ come imparare ad andare in bicicletta, non si dimentica più.Come si diventa coach? Ecco, è una professione che non è assimilabile all’avvocato, al medico, al commercialista, che hanno un albo e quindi un contratto di professione a livello anche legale. Il coach in teoria uno potrebbe farlo così anche dopo aver letto un libro, e purtroppo ci sono anche esempi di questo genere. Per seguire una strada professionale, occorre rifarsi a quella che è riconosciuta a livello internazionale come Federazione Internazionale Coach (in inglese ICF, International Coach Federation), di cui in Italia c’è la filiale, la Federazione Italiana Coach, che indica quelli che sono i percorsi didattici e formativi adatti proprio per acquisire quelle competenze da professionista del coaching. Ci sono vari tipi di scuole con varie aree didattiche. L’importante è cercare di rimanere in questo tipo di ambito professionale anche a livello internazionale, per cui l’offerta che poi il coach professionista dà è sicuramente di un livello tale per cui anche il risultato poi è assicurato.Naturalmente la mia scuola opera all’interno di questo ambito professionistico di cui rispetto sia il codice etico dei coach, che è molto importante, sia il codice professionale, che prevede determinate competenze che tutti i coach professionisti devono avere per potersi fregiare di questo titolo, che tra l’altro è acquisibile tramite un esame internazionale, non facile, ma che comunque protegge proprio la nostra categoria. Parliamo di e-learningmosaicoelearning.it

Vorrei spostare la nostra attenzione nell’ambito dell’e-learning. C’è chi dice che l’e-learning sia uno strumento per fornire risposte in modo efficace, mentre il Coaching un’arte che insegni a porsi domande efficaci. Cosa hanno dunque in comune il Coaching e l'E-learning?


Roberto FerrarioE’ vero, E’ vero in effetti, che l’elearning fornisce delle risposte, mentre il coaching lavora più sulle domande. Secondo me ci sono molti punti in comune, il primo è il fatto che entrambi riguardano l’area dell’apprendimento. L’apprendimento di strumenti nuovi, di metodi nuovi. Poi c’è un altro punto in comune importante che è la crescita della persona. Una persona cresce tramite le domande ma anche attraverso strumenti o risposte. Sicuramente la testa è un altro elemento in comune, perché anche l’e-learning per poter efficace, parte dalla testa, quindi da uno stimolo che, diciamo, il learner produce nel suo stimolo.L’elearning è nato anche sull’onda della tecnologia sviluppatasi con Internet, così come il coaching ha preso piede soprattutto negli ultimi 20 anni, diciamo 30 in a America e da noi negli ultimi 10 anni.Un altro aspetto davvero interessante in comune è la corresponsabilità. Io ho avuto modo di sperimentare, di verificare come molte piattaforme di e-learning presenti in molte multinazionali, pur essendo perfette da un punto di vista tecnico, dovevano comunque fare riferimento alla responsabilità dell’allievo nell’accedere al sito e quindi rispondere entro certi tempi e ovviamente certe modalità per poter fruire di questo strumento.Quindi occorre naturalmente una certa disciplina anche da parte dell’allievo per sfruttare l’e-learning, così come nel coaching, perché il coach, proprio perché non insegna nulla, prevede che sia poi l’allenato a svolgere quei compiti che insieme hanno condiviso. Compiti, appunto, che consentono poi all’allenato di maturare le sue competenze.Un altro aspetto in comune è l’approccio didattico schematico-procedurale, vale a dire che l’elearning si sviluppa su una piattaforma che consente dalla A alla Z di raggiungere una competenza specifica. Così è anche per il coaching professionistico, sottolineo l’assetto professionistico, perchè il coach professionista si distingue da colui che non è professionista proprio per il metodo a cui si rifà, un metodo che consente all’allenato di verificare il miglioramento, e quindi di misurarlo, fino a portarlo proprio all’obiettivo desiderato.

 


mosaicoelearning.it

Il Coaching ci insegna a migliorare il nostro approccio alla vita, alle sfide, all’apprendimento, e ci insegna a trovare spunti per delle nuove soluzioni. Come possiamo migliorare noi stessi per diventare formatori efficaci, sia da un punto di vista umano che professionale?


Roberto FerrarioOttima domanda. E molto stimolante per me, perché proprio uno dei motivi per cui ho voluto creare una scuola di coaching e di formazione era proprio la mission che mi sono dato di migliorare sostanzialmente la vita delle persone. La vita intesa in senso ampio, quindi non solo lavorativamente parlando, ma anche come persone, come individui. Da questo punto di vista posso dire che il come migliorare noi stessi per diventare formatori efficaci passa sicuramente attraverso il porsi delle domande, quindi non solo cercando una risposta, ma rimanendo anche con la domanda. Come dice un grande maestro, la domanda è gravida della sua risposta. Quindi rimanendo il tempo sufficiente con una domanda, ovviamente giusta e potente, la risposta arriva.Un altro metodo ovviamente è quello di aggiornarsi tenendo conto di una massima che ho fatto mia da un po’ di anni, e cioè che l’esperienza è nemica del miglioramento. Vale a dire che l’esperienza a volte può fregare un po’ le persone, se non fanno attenzione a non dare mai nulla per scontato, che è molto importante.Un altro elemento molto importante dell’efficacia della formazione legata a sé stessi è la creazione. Occorre darsi la possibilità di creare sempre qualcosa di nuovo, almeno una creazione nuova al giorno. Non deve essere una creazione tipo il David di Michelangelo, ma comunque creare. Quindi non replicare, non riconfezionare, ma dare all’insieme qualcosa di nuovo, di totalmente nuovo che sia nostro.Un altro elemento importante, che mi coinvolge ormai da tanti anni, è seguire un proprio percorso di crescita personale, che può essere legato all’aspetto didattico, piuttosto che spirituale, umano, professionale. Darsi un obiettivo di quello che si chiama Long Life Learning, cioè qualcosa che ci porti veramente in un termine indefinito, cioè un passo avanti tutti i giorni verso un obiettivo di miglioramento.Per migliorare sé stessi, per diventare formatori efficaci, un principio importante, una pratica, una regola è anche accettare i propri limiti, quindi sapere anche fin dove si può arrivare con umiltà. E unita a questa regola, un’altra cosa importante è anche essere comunque esigenti, nei confronti di sé stessi, cioè vale a dire anche accettare le sfide che di volta in volta ci vengono proposte dai nostri allievi, che in qualche modo devono diventare un po’ le nostre coscienze critiche.Un altro punto secondo me importante per la mia esperienza, è cercare di dare sempre il proprio meglio, in ogni situazione, quindi un beneficio da poter dare agli altri, migliorando appunto sé stessi in qualsiasi forma, e unito a questo, fare delle abbinate in questo senso, per evitare dei deliri di onnipotenza, di non crearsi delle aspettative. Vale a dire: dare il meglio senza cercare comunque una gratificazione in quello che si fa, ma farlo proprio anche gratuitamente. Chiaro, l’importanza del guadagno è indiscussa, però io la intendo come una missione, la formazione, quando diventa migliorare sé stessi. Questi sono i punti che un formatore efficace dovrebbe seguire per lasciare una traccia positiva intorno a sé.mosaicoelearning.it

Spesso gli sviluppatori di corsi e-learning dimenticano di immedesimarti nei discenti, come li hai chiamati tu, gli allenati, che partecipano all’attività formativa. Come possiamo essere ispirati dal Coaching per identificare e definire i nostri obbiettivi, ma anche di quelli dei nostri studenti?


Roberto FerrarioIl coaching in questo senso offre il suo migliore strumento attraverso le domande, e quindi porsi delle domande mettendosi nell’ottica di colui che sta ascoltando. Dal punto di vista della comprensione, una domanda potrebbe essere: quanto sarà in grado chi legge questo modulo di seguire con attenzione? Cosa potrei fare io di meglio? Se non dovessi capire, che cosa potrei fare? E tutta una serie di domande che naturalmente poi sono anche collegate con il contenuto stesso del modulo.Abituarsi a porsi domande in qualche modo diventa una sorta di forma mentis che aiuta a trovare quella che è la migliore risposta possibile. Ricordiamoci appunto, che non esiste la risposta migliore in assoluto, ma in base al contesto che chiaramente ci è dato in quel momento.mosaicoelearning.it

mosaicoelearning è il primo portale italiano che dà spazio ai professionisti dell’e-learning in modo pratico e diretto, ospitando numerosi “tips & tricks”, tutorial, interventi sul blog ed interviste esclusive con personaggi di caratura internazionale come te, e ne approfittiamo per ringraziarti.


Qual è il tuo messaggio per il nostro pubblico?


Roberto FerrarioUn messaggio che voglio lasciare ai lettori è quella che è un po’ la mia ambition: e cioè fare in modo che quando lasceremo la nostra attività o qualsiasi tipo di attività, l’ambiente che abbiamo frequentato sia migliore di come lo abbiamo trovato.© mosaicoelearning, 2011

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