Dal dire al fare Push vs pull «TI HO DETTO: FALLO!». «MA… PERCHÉ?». «PERCHÉ SÌ!». Tutti ci siamo trovati almeno una volta a subire una decisione presa e imposta da qualcun altro. Un genitore, un insegnante, il nostro capo… non importa chi fosse: in ogni caso, non ci è piaciuto. Quando una attività è eterodiretta e non abbiamo nessun controllo o influenza sul suo svolgimento, il livello di motivazione e coinvolgimento cala in modo drastico. E questo vale a maggior ragione in campo andragogico, ossia quando si parla dell’apprendimento degli adulti. Malcolm Knowles, il padre dell’andragogia, tra i principi cardine dell’apprendimento degli adulti inserisce il “principio di autonomia” che recita: «Le persone tendono a sentirsi impegnate in una attività in diretta proporzione alla loro partecipazione o influenza sul processo decisionale che la riguarda».
La cattiva notizia è che, purtroppo, molti corsi e-learning si basano ancora su un approccio push. È un approccio legato a schemi ereditati dall’aula tradizionale o dai seminari in cui c’è un esperto che parla e gli altri semplicemente… ascoltano le sue parole. La mancanza di interazione e partecipazione rende l’esperienza monotona e passiva e questo mina inevitabilmente l’efficacia didattica del corso. Avete mai sentito parlare del cono di Dale?
Questo strumento ci dimostra che rimangono maggiormente impresse in noi le attività alle quali possiamo partecipare in modo attivo, rispetto a quelle che invece prevedono un coinvolgimento meramente passivo. Quindi uno scenario interattivo, un project work o un esercizio di scrittura sono più memorabili di un video o di un testo scritto. C’è poi anche una considerazione di natura socio-tecnologica: viviamo ogni giorno immersi in un mondo digitale con cui interagiamo in continuazione: giochiamo, chattiamo, partecipiamo a sondaggi, pubblichiamo foto, video, post... Perché mai, quando si tratta di digital learning, dovremmo accettare di essere utenti passivi? Tutto questo impone una riflessione e un cambiamento in chiunque progetta, sviluppa o eroga la formazione on line: dobbiamo passare nei nostri corsi dal semplice dire al fare ossia da un approccio push a uno pull in cui l’apprendimento è il risultato dell’interazione tra l’oggetto didattico e il discente. Per fare questo, in ogni corso ci deve essere una giusta proporzione tra questi 3 elementi: Non esiste un “dosaggio” sempre valido per questi ingredienti e trovare il giusto equilibrio fa parte dei compiti del progettista. In ogni caso, dobbiamo cercare di concepire i nostri corsi non come un aggregato di contenuti che l’utente deve fruire ma come una esperienza formativa in cui l’utente ha un ruolo da protagonista. Siamo alla quarta tappa del nostro viaggio e ormai il coinvolgimento e la motivazione sono diventati il nostro mantra 😊 Uno dei modi più efficaci e “ancestrali” per coinvolgere è raccontare una storia. Non a caso l’uomo, da quando ha creato il linguaggio, usa i racconti orali per tramandare informazioni e contenuti. Le narrazioni sono in grado di fare presa nella nostra parte più istintiva e per questo hanno la capacità di restare più impresse nella memoria. Vuoi saperne di più? Rimani a bordo e non perderti la prossima destinazione: facciamo rotta verso lo storytelling! Vincenzo Petruzzi Instructional Designer Ti è piaciuto questo articolo? Segnalalo ai tuoi colleghi o utilizza i tasti social in alto per condividerlo!